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Criptovalute, quali sono le prospettive nel 2022 | Theledger

Criptovalute, quali sono le prospettive nel 2022

Il mercato delle criptovalute è tra quelli più in trend del momento, soprattutto per quanto riguarda il ramo degli NFT e della DeFi Parliamo di un mercato che, gradualmente, sta diventando sempre più regolamentato, come in un report diffuso dal direttorato della libreria giuridica del congresso statunitense. In questo articolo andiamo ad analizzare quella che […]

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Tempo di lettura: 11 minuti
  • Il mercato delle criptovalute è tra quelli più in trend del momento, soprattutto per quanto riguarda il ramo degli NFT e della DeFi
  • Parliamo di un mercato che, gradualmente, sta diventando sempre più regolamentato, come in un report diffuso dal direttorato della libreria giuridica del congresso statunitense.

criptovalute 2022

In questo articolo andiamo ad analizzare quella che è la situazione delle criptovalute nell’anno appena iniziato perché ancora ci sono tanti dubbi da dipanare perché in molti paesi ancora le regole non sono molto chiare, nonostante l’anno scorso ci sia stato  un interesse sempre più crescente verso questo fenomeno.

Di sicuro quello che è l’auspicio degli esperti e degli addetti ai lavori è che in questo anno i regolatori si impegnino per introdurre nuovi chiarimenti e nuove norme in ambito blockchain e forse in Italia qualcosa si sta muovendo in tal senso.

Infatti si sta discutendo ,da quello che dice il giornale,  alcune proposte di legge relativamente alla disciplina fiscale degli investimenti in criptovalute.  Il problema è che in Italia a volte le tempistiche legislative sono molto lunghe ma nel frattempo il mercato va avanti e si evolve. E questo vale anche per le criptovalute.

L’anno scorso i più attenti si sono accorti del fatto che ci sono stati molti cambiamenti in questo settore e sono sempre di più gli esperti, ma anche noi appassionati, che si sono messo in gioco con particolari applicazioni come per esempio gli strumenti di decentralizzazione della finanza e quindi DeFi, ma anche con applicazioni come i non fungible token.

Tutto questo è accaduto perché sono sempre di più le persone che hanno la consapevolezza che un sistema decentralizzato può offrire delle possibilità e delle occasioni molto utili e che possono cambiare la vita di tanti individui.

Il problema, però come accennavamo all’inizio, è che ancora molti di questi fenomeni non sono stati regolamentati dal punto di vista legislativo. Questo è dovuto al fatto che ancora c’è una scarsa conoscenza:per questo i legislatori tendono ad essere molto prudenti per evitare di fare errori.

In ogni caso chi vuole analizzare meglio la situazione, dal punto di vista delle regolamentazioni del mondo delle criptovalute, può consultare un report di un mese fa diffuso dal direttorato di ricerca della libreria giuridica del congresso statunitense.

Questo report è stato costruito basandosi su un doppio binario. E cioè si è voluto capire se esiste un framework giuridico che disciplina le  criptovalute dal punto di vista fiscale .Ma soprattutto si è cercato di verificare quale sia eventualmente lo stato giuridico delle criptovalute nei vari paesi.

Cosa c’era in questo report?

criptovalute 2022

Questo report si è rivelato  molto interessante perché in prima battuta si è cercato di  capire quali sono i paesi dove l’uso delle criptovalute è consentito e quali invece hanno emanato dei divieti espliciti in tal senso.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto non è un mistero che in Cina la Banca Centrale ha emanato nel settembre del 2021 una circolare appunto per vietare l’uso di criptovalute

Ci sono altri paesi collocati ,prevalentemente in Medio oriente o in Africa come per esempio Kazakistan a Turchia e Arabia Saudita, anche in parte dell’Asia, che hanno imposto dei divieti impliciti ,nel senso che  hanno adottato delle restrizioni per le banche, le quali devono stare attente quando offrono a imprese e persone  servizi relativi alle criptovalute.

In altri casi addirittura si è deciso di vietare che quei soggetti che forniscono servizi di cambiavalute virtuale, e cioè i cosiddetti Exchange, siano effettivamente operativi. Non è molto difficile da capire che questi divieti hanno avuto ripercussioni importanti sul mercato delle criptovalute, anche se è chiaro  che questi provvedimenti in realtà in un sistema decentralizzato non sono così importanti.

Questo perché i privati possono tranquillamente negoziare le criptovalute, affidandosi al registro distribuito, che serve per mantenere traccia di quello che si possiede e nel quale ci sono segnate le  transazioni.

Cosa si è rilevato per quanto riguarda le regolamentazioni dei vari paesi

Altro punto importante del report è relativo all’esistenza, in quei paesi dove non c’è nessun divieto né implicito ed esplicito, di norme o provvedimenti che vanno a  disciplinare l’imposizione fiscale sulle criptovalute .

Questi provvedimenti  impongono il rispetto delle regole a operatori bancari e finanziari: ci riferiamo a quelle normative che servono per contrastare il riciclaggio del denaro, con lo scopo  anche di non favorire il terrorismo.

Relativamente a questo punto il rapporto è stato molto chiaro nel senso che è messo che nella maggior parte dei paesi le criptovalute non sono vietate sono stati attivati dei regolamenti su tutti gli aspetti e in generale i paesi europei è come se si fossero allineati sotto questo punto di vista tranne la Bulgaria dove è stato disciplinato solo l’obbligo di applicazione della disciplina antiriciclaggio.

In alcuni paesi invece come la Turchia, anche se implicitamente è vietato l’uso delle criptovalute, sono stati emanati provvedimenti per regolarlo dal punto di vista fiscale. In altri posti invece  sono stati introdotti solo degli obblighi di segnalazione riconoscimento, appunto per contrastare il riciclaggio del denaro.

Molto particolare è il caso del Brasile dove è stata emanata una norma del Ministero dell’Economia relativa alla tassazione; però ancora si sta discutendo sulla proposta di legge presentata nella scorsa estate con la quale si vogliono accorpare le criptovalute, in tutto quel contesto di disciplina per il contrasto del riciclaggio.

Le scelte che hanno fatto gli altri paesi

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Ovviamente il report non poteva rispondere a tutte le domande relativamente agli aspetti regolatori sulla blockchain e la criptovalute perché l’argomento è troppo complesso. Anche perché, così come gli esperti e gli appassionati sanno  bene, l’uso delle criptovalute negli ultimi anni è stato oggetto di tanti interventi dalle autorità di controllo dei mercati sia oltreoceano che in Europa.

 In maniera particolare è stata attenzionata la conducibilità di queste offerte alla disciplina sui prodotti e gli strumenti finanziari con la conseguenza che la regolamentazione vigente è stata stesa.

Per quanto riguarda l’Europa possiamo dire che si è  dimostrata più chiara sulle norme e un po’ meno rigorista rispetto agli Stati Uniti. Questo perché  ci sono stati tanti tentativi di chiarimento da parte degli enti di controllo che hanno contribuito a creare un regime, che in pratica impone l’applicazione di alcune norme, che già in Europa valevano per gli strumenti finanziari.

Ma questa cosa  vale nel caso in cui i token emessi siano riconducibili a uno degli strumenti previsti nell’allegato della Mifid II.  Invece negli altri casi ,l’attività di offerta al pubblico è consentita, rispettando ovviamente delle regole che si possono applicare a questa tipologia.

Però questa apparente linearità è un po’ messa in crisi da quelle che sono le caratteristiche dei token, che in alcuni casi li possiamo considerare come strumenti ibridi.

Per questo molti paesi europei,, tra cui l’Italia, hanno avviato le cosiddette soundbox regolamentari che servono a  beneficio di alcune delle deroghe, che però sono temporanee,  relative alle disposizioni applicabili per chi vuole intraprendere attività con le criptovalute.

Lo scopo  di questa mossa è quello di evitare  che ci sia troppa incertezza dal punto di vista legislativo e soprattutto per scongiurare dei  provvedimenti per chi svolge attività con le criptovalute.

In particolare  alcuni paesi europei come Malta, Gibilterra, Svizzera e San Marino spiccano sotto questo punto di vista perché hanno varato delle normative molto concilianti su quelle attività fondate sulle criptovalute con l’obiettivo palese di attirare imprenditori ed operatori del settore.

Altra cosa importante è che l’Unione Europea circa 2 anni fa ha presentato il Digital Finance page che contiene un testo di regolazione sui crypto-assets, nel quale è stata diffusa una proposta di disciplina delle Central Bank Digital currencies e cioè relativamente a quelle criptovalute che vengono emesse dalle banche centrali, delle stablecoin e utility token.

Questo testo ha ricevuto delle critiche soprattutto riferite all’equiparazione degli utility token e alle altre tipologie  con riferimento alle sanzioni previste nel regolamento.

La situazione negli Stati Uniti e in Asia

Per quanto riguarda  gli Stati Uniti è confermato che la Sec statunitense ha ormai la tendenza a includere il concetto di security a ogni tipo di criptovaluta, basandosi su un assunto molto semplice anche eccessivo e cioè che solo per il fatto di essere destinati alla circolazione in un  secondario i token sono una forma di investimento e quindi devono essere inclusi dentro la Security Act.

Inoltre sempre negli Stati Uniti ancora c’è un contrasto di interpretazione delle autorità di controllo in quanto, di fronte alla netta posizione della Sec, la CTF(Community futures Trading Commission Bitcoin), è importante quanto una materia prima, mentre il tesoro ha inglobato le criptovalute all’interno della categoria più ampia delle valute.

Però nel 2021, proprio per via di questa mancanza di trasparenza, ci sono stati due procedimenti importanti avviati dalla SEC  contro Coinbase Global e Ripple Lance che però fino a questo momento non hanno portato grandi risultati né chiarezza sul piano regolatorio.

Per quanto riguarda l’Asia possiamo dire che ci sono tanti soggetti che svolgono attività alle criptovalute nonostante,come dicevamo prima da parte della Cina, è arrivato il divieto di utilizzo. Alcuni pensano che è proprio per via di queste restrizioni che alcune persone per protesta le utilizzano.

Un ruolo importante fino ad ora lo ha  avuto Singapore che ha assunto un ruolo dominante nella regione, sia per i tanti scambi di criptovalute che sono regolati dalle payment Services Act e anche per i bassi livelli di tassazione.

Tutto questo ha comportato una cosa: per svolgere attività con oggetto le criptovalute non sarà più richiesta la concessione di una vera licenza, ma  si potrà usare una procedura molto più semplice, alla portata di tutti e semplificata con lo scopo,  giusto per fare il paragone con i procedimenti di cui parlavamo prima, di attivare un meccanismo di silenzio assenso.

Quali sono le prospettive del nuovo anno

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Difficile rispondere a questa domanda perché le variabili sono veramente tante, nonché gli scenari e le ipotesi,  però quello che possiamo dire che probabilmente ci sarà una tendenza comune da parte dei legislatori .

Probabilmente questi ultimi andranno a muoversi in percorsi  già conosciuti, cercando di imporre controlli sugli enti specifici e sugli adempimenti, con lo scopo di disciplinare le attività a tutela del mercato dei consumatori e  degli investitori.

Però quello che si è capito negli ultimi tempi, considerati gli avvenimenti accaduti nel mondo delle blockchain, è che la maggior parte delle iniziative si inseriscono in contesti assolutamente diversi da quelli con i quali si sono confrontate e scontrate negli ultimi anni le autorità di regolazione.

Alcuni esempi : DeFi e NFT

Per quanto riguarda NFT  ricordiamo che nascono 2021 diffondendosi quasi subito e in maniera  trasversale in quanto sono utilizzati nello sport, nella moda e nel mondo dei videogame, della musica e dell’arte.

Fino a questo momento però ancora non è molto chiara la loro disciplina e quindi nessun legislatore si è ancora pronunciato sulla loro natura e anche su quelle piattaforme che consentono lo scambio.

Un’altra novità di notevole impatto è quella che si chiama DeFi e cioè la finanza decentralizzata. Ricordiamo che le piattaforme in questo momento ormai consentono a chiunque di avviare delle offerte al pubblico di Token, che vengono solo gestiti da un soggetto che svolge attività di cambiavalute virtuale, ma sono regolamentate usando appositi Smart Contract, che hanno avuto il merito di decentralizzare totalmente lo scambio di  criptovalute.

Basti pensare per esempio al Farming e Flash loans e cioè  a quelle forme per le quali, attraverso l’ automazione garantita dagli Smart Contract si possono fare dei guadagni periodici in base al deposito di criptovalute.

Teniamo presente però che si tratta di sistemi finanziari assolutamente nuovi e moderni e quindi sconfinano dal settore classico bancario perché si provvede in genere alla raccolta di risparmio tra il pubblico, al fine dell’erogazione del credito ai richiedenti.

Si tratta di attività che secondo gli esperti saranno difficilmente regolate dal legislatore perché spesso manca il soggetto che è destinatario della norma 

In conclusione possiamo affermare che una politica che si  definisce tale, dovrebbe essere più ragionevole e porre dei principi chiari con lo scopo di chiarire  quello che è considerato consentito.

In virtù di queste regole lasciare alla regolamentazione di secondo livello questa disciplina, in un’ottica che non dovrebbe essere punitiva, ma proattiva, è stimolante nell’ incentivare la creazione di innovazione in Europa e in Italia.

Queste sono le ragioni per le quali probabilmente il Regolamento Mica, che doveva entrare in vigore per il 2025, entro quel momento sarà superato e non potrà porsi nel solco della rivoluzione tecnologica che viene invocata con forza dalle elezioni europee.

Per approfondire:

Bibliografia:

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